mercoledì, maggio 09, 2007

Horchata...

Hola! bè dopo la demenza infantile dei gummi bears questa volta è per farvi invidia, cari i miei addicti da horchata valenciana!!!! sì perchè oggi nel politecnico c'erano i baracchini dell'horchata gratis perchè è la settimana culturale di Valencia e ci sono attività più o meno culturali nel politecnico... tra cui horchata e fartons gratis!! I fartons sono delle specie di barre di pane-grissini-biscotti giganti che si tocciano nell'horchata e sono strabuoni! se non ci credete ecco qua il volantino:
Se volete fare l'orzata mi han detto che "non è difficile"... basta prendere un sacco di chufas, lasciarle a mollo in un po' d'acqua per 24 ore, poi pestarle fine fine, aggiungere altra acqua e zucchero e filtrare il tutto e l'orzata più buona del mondo è fatta!!! facile no??!?!?!?
dunque, sapendo solo che la chufa è un frutto secco, ho guardato sul dizionario ed ecco la definizione:
chufa f bot cipero dolce m, dolcichini mpl, babbagini m (horchata espanola); (fam) echar- s far bravate; fam (Valencia) pene m, uccello m.
A parte la prima domanda che sale spontanea...
"CHE CA*** SONO I BABBAGINI????"
ho bisogno di un dizionario italiano-italiano!!!

Secondo... oh fate un po' voi, io vi dico solo questo: se volete comprare la chufa non andate in giro a chiedere urlando per le strade di Valencia...

bene bene è terminato il momento la prova del cuoco.. e chissà cosa avrebbe detto Antonellina a proposito....

con mucho carino! (maledetta tastiera senza accenti....)

12 Commenti:

Alle 11:37 PM, Blogger Lorenzo Grandi ha detto...

mi sembra ovvio ora che ci devi portare dei chili di sta roba al ritorno.. la vendono pure in sacchetti i bancheti di mon orxata mi pare...
hasta la pasta

 
Alle 3:23 PM, Blogger Corio ha detto...

Dall'onnisciente Wikipedia:

La pianta da cui si ricavano i tubercoli per l'horchata è il Cyperus esculentus o zigolo dolce, della famiglia delle Cyperaceae. Tale pianta, simile al papiro, cresce diffusamente nella piana di Valencia e viene localmente denominata chufa (xufa in catalano). Non esiste un nome comune italiano per il tubercolo, ma in inglese è denominato tiger nut (noce tigre) e in francese souchet o amande de terre (mandorla di terra).

La preparazione dell'horchata inizia con la mondatura del tubercolo e la triturazione. Poi si aggiungono tre litri di acqua per kg di chufas e si lascia il tutto a macerare. La massa semisolida viene poi pressata ripetutamente fino ad ottenere l’estratto finale, cui si aggiungono circa 125 grammi di zucchero per litro. Il tutto viene infine filtrato e sedimentato.

Chiaro no? Ora ciò che dobbiamo fare è semplice: Miriam al suo ritorno importa un pò di semi di chufa, che piantiamo in una parte del podere Coralli, iniziando così l'unica coltivazione intensiva di tale tubero in Italia, grazie alla quale potremo diventare distributori esclusivi di horchata nel bel paese, arrichendoci a dismisura. Vi va?

 
Alle 3:29 PM, Blogger Corio ha detto...

Altri dettagli!

Il Cyperus esculentus è una pianta rustica, che raggiunge i 40-50 centimetri di altezza e che possiede foglie basali intere e un sistema radicolare rizomatico nel quale appunto si formano le chufa. I fiori, di dimensioni irregolari, sono verdastri o giallastri e nascono da talli terminanti a spighetta.

La pianta richiede un suolo sabbioso e un clima temperato, ragione per cui il clima mediterraneo di Valencia è particolarmente propizio alla sua crescita. I tuberi vengono piantati tra i mesi di aprile e maggio, e le piantine sono irrigate settimanalmente fino al momento del raccolto, che avviene nei mesi di novembre e dicembre.

I tuberi hanno un sapore leggermente dolce e che ricorda vagamente la noce. Sono di per sé (anche prima di essere essiccati) piuttosto duri di consistenza, e per questo devono essere tenuti in acqua per molte ore prima di poter essere consumati.

 
Alle 3:30 PM, Blogger Corio ha detto...

E fa anche bene!

Sebbene il tubero come tale non venga consumato in alimentazione umana, il suo interesse nutrizionale è considerevole, grazie al suo ridottissimo contenuto in grassi, peraltro di composizione simile a quella dell'olio d'oliva quanto ad acidi grassi, ma anche a causa dell'assenza di glutine e di colesterolo, dell'alto contenuto in minerali, soprattutto fosforo e potassio, e del modestissimo contenuto in sodio.

Dunque, lo stesso interesse accompagna il suo derivato più noto, l'Horchata de Chufas o Orxata de Xufas in Valenciano. La composizione nutrizionale tipica di 100 ml di tale bevanda, che può consumarsi fresca, o pastorizzata, o in forma di granita, è il seguente: contenuto energetico circa 66 kcal, proteine circa 0,5 g, carboidrati oltre 10 g con almeno 1,9 g di amidi, grassi almeno 2 g. Il tenore in fibra suole essere superiore a 0,5 g/100 ml, quello in sodio inferiore a 0,1 g/100 ml.

 
Alle 3:57 PM, Blogger Lorenzo Grandi ha detto...

la tua deformazione professionale verso le piante ha del disgustoso per me che prediligo il freddo cemento e la vacuità impiegatizia. coinvolgerei un laureando in agraria come ccit ma per il resto sono pronto a diventare danaroso. ho detto.

 
Alle 6:11 PM, Blogger Corio ha detto...

Difatti non ti sarà preposta la coltivazione dei suddetti tuberi. La tua posizione nell'organigramma aziendale sarà ben più consona alla tua inclinazione comunicativa: tuo obiettivo sarà di rendere l'orzata oggetto dei desideri del popolo italico tutto, mediante ogni strumento mediatico-informativo-pubblicitario a tua disposizione, compresi uomini sandwich e dirigibili Zeppelin. L'orzata dovrà superare nella top ten dei desideri degli italiani ogni velina, scudetto o piatto di cannelloni!

 
Alle 8:44 PM, Blogger Lorenzo Grandi ha detto...

vedo sullo sfondo un maschio tricolore littorico e aquilato, mentre in primo piano zapatero bacia rafa nadal alla francese ed entrambi stanno sotto una cascata di orzata.
sullo sfondo, risse tra umarells con manganellate gratuite, dentiere che volano e poster sexy della regina elisabetta.

la campagna sarà impostata sulla negazione di diritti civili che in spagna hanno ma noi non vogliamo per colpa di un papa di 300 anni fa. "Spedisci un Pacs in spagna a calci in culo e avrai orzate in regalo!"

 
Alle 1:46 PM, Blogger Corio ha detto...

Giusto, giusto...richiamarsi all'orzata come simbolo della Spagna che ci fu amica, emblema della passata gloria franchista ora purtroppo sottomessa al depravato socialismo, ma che potrà rivivere nel belpaese con rinnovato vigore e senza timore di derive liberali e omosessuate!

 
Alle 7:27 PM, Anonymous Anonimo ha detto...

Cosa ha a che fare tutto questo con la cultura?
Paolo

 
Alle 11:28 AM, Blogger Lorenzo Grandi ha detto...

si chiama soppressione sistematica della cultura uomosessuale, caro paolo. uno scambio sistematico tra due fraterni e un tempo maschi paesi con tutti i libertini e uomosessuali e finocchiucci in spagna, che inevitabilmente perirà nella decadenza più decadente, e un sacco di orzata per noi italici familiarizzati bagnaschizzati fottutamente repressi come ormai siamo. Funzionerà alla grande, vedrai!

ps: ma chi sei, Paolo? io sono Nzo, nicetomeetyou

 
Alle 12:06 PM, Blogger Tafo ha detto...

Per il lancio dell'orzata in ambito locale propongo un breve periodo di test, durante il quale le massaie e gli infanti romagnoli potranno prendere familiarità con le mascottes del prodotto, tali Bingo e Bongo.
La loro storia è struggente: Bingo e Bongo sono sacchetti di chufa, solo che uno è bianco e uno è nero, e Bingo (bianco) si prende gioco di Bongo (nero)...con gli anni però il loro rapporto migliorerà fino a sfociare in una morbosa relazione omosessuale consumata all'insaputa del Comitato Olimpico Internazionale che, nel 2020, li sceglierà come simbolo per le Olimpiadi in Sud Africa.

 
Alle 1:42 PM, Blogger Corio ha detto...

Ma per il 2020 ci saremo ormai arricchiti, e quindi lo scandalo internazionale che seguirà la scoperta dell'orrendo inciucio gay tra le iute bicolori (che getterà nello sconforto tutti coloro che avevano visto l'orzata come ultimo, fiero baluardo in grado di fermare la deriva frocesca della società) potremo gustarcelo sotto il sole del caribe, sorseggiando un coktail di nostra invenzione (tre parti di orzata, una di rum, una di whisky al miele, due cucchiai di zucchero e il succo di un lime) sulla spiaggia del nostro atollo personale, paradiso fiscale dove le leggi dell'uomo non potranno raggiungerci fino alla nostra ultima ora.

 

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